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Federica Zingarelli
lettura 11 min
7 giorni fa

Trigger points: cosa sono e perché sono fondamentali nei trattamenti

Trigger points: cosa sono e perché sono fondamentali nei trattamenti
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Ti sarà sicuramente capitato, più volte, di sentire qualcuno intorno a te lamentarsi per dolori muscolari persistenti, magari al collo, alla schiena, alle spalle o tra le scapole. Una delle frasi più comuni in questi casi è: “Mi si è accavallato un nervo!”

In realtà, quel dolore che si irradia, quella tensione che limita i movimenti o quella fitta che compare anche a riposo, non dipendono da un nervo "accavallato", ma molto più frequentemente dalla presenza di trigger points, ovvero nodi muscolari attivi e dolorosi.

Ma come si formano questi dolori? I trigger points si sviluppano quando una parte del muscolo resta involontariamente contratta per troppo tempo, spesso a causa di stress, posture scorrette, sforzi ripetuti o traumi. 

E allora, qual è il giusto atteggiamento per affrontare questi disagi? Di sicuro non ignorarli o tamponarli con soluzioni temporanee. Serve un approccio consapevole, mirato, che tenga conto dell’intera struttura muscolare, della postura, dello stile di vita e dello stato emotivo della persona. Serve, in altre parole, saperli riconoscere e trattare correttamente.

In questo articolo parliamo proprio di questo: ti spiegheremo cosa sono i trigger points, perché si formano, quali tecniche possono aiutare a scioglierli e soprattutto perché per un MCB - o per chi desidera diventarlo - imparare a trattarli in modo professionale è fondamentale. Se vuoi offrire trattamenti davvero efficaci, aumentare le tue opportunità lavorative e diventare un punto di riferimento per chi cerca sollievo dal dolore, allora continua a leggere!

Trigger points: cosa sono e perché si formano

Foto 1 (1)I trigger points, noti anche come nodi muscolari, sono aree altamente dolorose localizzate all'interno delle fibre muscolari, caratterizzate da una massa palpabile nel ventre del muscolo o nella fascia muscolare. Si presentano come ispessimenti locali e sono particolarmente sensibili alla pressione. Uno degli aspetti peculiari dei trigger points è che il dolore generato non sempre si manifesta nel punto in cui si trovano, ma può irradiarsi o essere percepito in zone anche distanti, fenomeno noto come dolore riferito.

Il termine “trigger point” è stato introdotto dalla dott.ssa Janet Travell, medico e ricercatrice americana che, insieme al collega David Simons, è considerata la fondatrice della moderna terapia dei punti trigger.

Tipologie di trigger points

L’esistenza di varie tipologie di trigger points è legata al fatto che non tutti i nodi muscolari si comportano allo stesso modo né si sviluppano per le stesse cause. La loro classificazione nasce dall’osservazione clinica e dall'esigenza di comprendere l’origine, l’evoluzione e la manifestazione del dolore associato a ciascun tipo. Distinguere tra le diverse tipologie permette al professionista di individuare il trattamento più adatto, valutare la gravità del disturbo e impostare un piano terapeutico efficace e personalizzato.

Qui di seguito elenchiamo le tipologie di trigger points:

  • Trigger points primari: sono quelli che si sviluppano come risposta diretta a un sovraccarico muscolare, a un trauma, a posture scorrette o a movimenti ripetitivi. Sono la causa iniziale del dolore e tendono a generare disturbi localizzati e/o irradiati.

  • Trigger points secondari: si sviluppano in muscoli collegati a quello interessato dal trigger point primario, spesso per compensazione posturale o per un aumento del carico funzionale. Non sono la causa originale del dolore, ma contribuiscono ad alimentare il quadro doloroso complessivo.

  • Trigger points attivi: sono quelli che causano dolore spontaneo - anche a riposo - e provocano sintomi chiari, spesso riconoscibili dal paziente. Possono limitare il movimento e causare spasmi, debolezza muscolare e fastidi persistenti.

  • Trigger points latenti: sono presenti nel tessuto muscolare ma non provocano dolore spontaneo. Tuttavia, se stimolati con la palpazione o attivati da stress, affaticamento o altri fattori, possono trasformarsi in attivi. Anche se silenziosi, contribuiscono a ridurre la funzionalità muscolare e la performance fisica.

La presenza dei trigger points è associata a numerose condizioni, tra cui:

  • Cervicalgie

  • Lombalgie

  • Cefalee muscolotensive

  • Sindromi miofasciali

Riconoscerli e trattarli correttamente, attraverso tecniche manuali o strumenti specifici, è essenziale per alleviare il dolore, ripristinare la funzionalità motoria e migliorare la qualità della vita del paziente.

Cosa scatena un trigger point? Le cause

In condizioni normali, i nervi inviano segnali al muscolo per contrarsi o rilassarsi. Tuttavia, nel caso dei trigger points, una parte del muscolo continua a ricevere troppi segnali di contrazione, anche quando non dovrebbe lavorare. Questo provoca una contrazione localizzata e prolungata, che impedisce al sangue di fluire correttamente in quella zona.

Il risultato? Un’area di muscolo ipercontratta e mal irrorata, in cui la circolazione sanguigna si riduce drasticamente. Questo blocco del microcircolo impedisce l’arrivo di ossigeno e nutrienti e ostacola l’eliminazione delle tossine prodotte dal metabolismo muscolare. Ecco che la sofferenza del tessuto si manifesta con dolore, rigidità e, talvolta, una sensazione di bruciore o fastidio irradiato anche a distanza dal punto di origine.

Foto 3 (1)I fattori che possono scatenare questo meccanismo sono diversi e spesso si combinano tra loro. Uno dei più comuni è il trauma (un colpo, una caduta o una distorsione) che altera la funzione muscolare e nervosa. Anche l’uso eccessivo di un muscolo, sia in termini di intensità (sforzi troppo pesanti) che di frequenza (movimenti ripetitivi), può favorire la formazione dei trigger points, soprattutto in assenza di recupero adeguato.

Un altro fattore frequente è l’utilizzo del muscolo “a freddo”, cioè senza un adeguato riscaldamento, che lo espone a uno stress improvviso e aumenta il rischio di contratture localizzate. Anche lo stress emotivo e mentale gioca un ruolo importante: situazioni di tensione prolungata possono generare contrazioni muscolari involontarie, specialmente nella zona del collo, delle spalle e della schiena.

La postura scorretta mantenuta nel tempo, ad esempio al lavoro o durante il sonno, sottopone i muscoli a un carico anomalo e costante, che può causare affaticamento cronico e attivazione di trigger points. Infine, in alcuni casi, anche l’assunzione di farmaci (come statine o corticosteroidi) può alterare l’equilibrio muscolare e favorire la comparsa di questi nodi dolorosi come effetto collaterale.

Come identificare i trigger points

L’individuazione dei trigger points avviene principalmente attraverso una tecnica fondamentale nella pratica clinica: la palpazione manuale. Un professionista esperto, durante l’esame del muscolo, percepisce una consistenza anomala del tessuto, che si presenta diversa rispetto alla sua struttura fisiologica. In corrispondenza del nodo, infatti, il muscolo appare più rigido, viscoso o ispessito, come se si trattasse di una corda o di un piccolo grumo localizzato all’interno della fibra muscolare.

Tuttavia, l’approccio del professionista non deve mai essere limitato alla semplice individuazione del punto dolente. Un trattamento efficace richiede una visione d’insieme, perché i trigger points sono spesso solo una conseguenza visibile di squilibri più ampi. Valutare la postura, le abitudini quotidiane, la respirazione, lo stato emotivo e lo stile di vita della persona è fondamentale per comprendere l’origine del problema e impostare una strategia terapeutica completa e duratura.

Trattare i trigger points: le tecniche del MCB

Il trattamento dei trigger points, soprattutto quando a intervenire è un professionista qualificato come un MCB, può avvenire attraverso metodiche manuali e strumentali, ciascuna con un ruolo preciso nel percorso di recupero del paziente.

Una delle tecniche più all’avanguardia è la terapia laser, una metodologia strumentale non invasiva, che utilizza fasci di luce ad alta intensità per stimolare i tessuti profondi. Questa tecnica agisce direttamente sulla zona del trigger point, favorendo l’ossigenazione locale, la riduzione dell’infiammazione e il rilassamento delle fibre muscolari contratte. In combinazione con la stimolazione metabolica, la laser terapia accelera i tempi di recupero e riduce il dolore in modo efficace. Approfondiamo i vantaggi di questo trattamento all’interno dell’articolo dedicato alle terapie strumentali in ambito MCB, dove viene spiegato come strumenti come il laser rappresentino un importante supporto alle tecniche manuali tradizionali.

Foto 2 (1)Un'altra strategia fondamentale è rappresentata dalla trigger point therapy, una tecnica specifica che rientra tra le metodiche avanzate del massaggio sportivo. Questa tecnica prevede l’individuazione precisa del punto dolente attraverso la palpazione, seguita da una pressione graduale e controllata, mantenuta per alcuni secondi, con l’obiettivo di disattivare il nodo e favorire il rilascio muscolare. Si tratta di un intervento tecnico che richiede grande sensibilità manuale e una conoscenza approfondita delle catene muscolari, ma che risulta estremamente efficace nel ridurre il dolore e migliorare la mobilità. È particolarmente indicata per atleti o soggetti con elevati livelli di stress muscolare localizzato.

Ricordiamo che l’utilizzo di strumenti come TECAR, laser, onde d’urto e altri dispositivi terapeutici è subordinato alla presenza di una diagnosi e di un’indicazione medica scritta o alla supervisione diretta di un medico, a tutela del paziente e della legalità dell’intervento.

Infine, uno dei trattamenti più diffusi e apprezzati nella gestione dei trigger points è il massaggio decontratturante, che rappresenta una tecnica base ma di enorme efficacia. In questo tipo di trattamento, il massaggio viene eseguito con pressioni profonde, lente e progressive, volte a rilassare i muscoli contratti, sciogliere le tensioni e ripristinare l’equilibrio funzionale della zona colpita. Il massaggio decontratturante non agisce solo sul punto doloroso, ma sull’intera area circostante, andando a riequilibrare le catene muscolari e prevenendo la formazione di nuovi trigger points. Abbiamo analizzato nel dettaglio le sue caratteristiche e benefici nell’articolo dedicato, dove spieghiamo come questa tecnica rappresenti una base fondamentale per il lavoro del MCB.

I benefici del trattamento

Uno dei primi benefici del trattamento dei trigger points è l’allentamento della tensione muscolare localizzata: la pressione e le tecniche manuali applicate favoriscono il rilascio della contrazione anomala e restituiscono al muscolo la sua elasticità naturale. In parallelo, si osserva un netto miglioramento della microcircolazione sia ematica che linfatica. Questo consente una maggiore ossigenazione dei tessuti e un più efficace smaltimento delle tossine che, in caso di contratture persistenti, tendono ad accumularsi e a peggiorare l’irritazione locale.

Il rilascio dei trigger points contribuisce anche al miglioramento della postura, perché elimina le tensioni muscolari asimmetriche che spesso spingono il corpo a compensare con atteggiamenti scorretti. Al tempo stesso, il trattamento riduce o elimina sia il dolore localizzato, percepito direttamente sul punto trattato, sia il dolore riflesso, cioè quello irradiato in altre zone del corpo, permettendo al paziente di recuperare il controllo del proprio corpo senza interferenze dolorose.

Il beneficio non si limita alla sfera fisica: i trattamenti sui trigger points generano un reale miglioramento del benessere generale, riducendo lo stress muscolare e nervoso, migliorando il sonno e contribuendo a una sensazione globale di vitalità. 

Tutto questo si traduce in un miglioramento della funzione motoria complessiva: perché quando il dolore diminuisce e i muscoli recuperano la loro funzionalità, anche i movimenti tornano a essere fluidi, coordinati e privi di rigidità.

Aumenta le tue opportunità lavorative 

Acquisire competenze specialistiche nel trattamento dei trigger points rappresenta un valore aggiunto di grande rilievo per un Massaggiatore Capo Bagnino degli Stabilimenti Idroterapici.

Conoscere a fondo la natura, la diagnosi manuale e le tecniche di disattivazione dei trigger points significa essere in grado di gestire una delle cause più comuni e sottovalutate di dolore muscolare: rigidità e limitazione del movimento, condizioni spesso presenti sia in ambito sportivo che riabilitativo.

Questa competenza tecnica permette al MCB di intervenire in modo mirato ed efficace, fornendo un supporto reale al paziente e diventando una figura di riferimento all’interno di team multidisciplinari, come studi fisioterapici, centri di riabilitazione, cliniche ortopediche o ambiti sportivi agonistici. 

Oltre al vantaggio clinico, questa abilità consente di ampliare concretamente gli sbocchi lavorativi, come approfondito nell’articolo dedicato alle prospettive professionali in ambito sanitario e sportivo. 

Formati adesso con Kosmos

Un MCB in grado di individuare e trattare i trigger points con tecniche avanzate viene riconosciuto come una risorsa preziosa da fisioterapisti, ortopedici, medici dello sport e professionisti della riabilitazione. Questo amplia concretamente le opportunità lavorative, permettendo di collaborare in ambienti sanitari strutturati, centri fisioterapici, poliambulatori, studi medici e contesti sportivi professionistici. Inoltre, per chi desidera avviare un proprio studio, si tratta di un’abilità che consente di offrire trattamenti mirati e personalizzati.

Specializzarsi in un ambito tanto delicato quanto strategico significa distinguersi e costruire una carriera solida e duratura, basata su competenza, efficacia e qualità del servizio. Se anche tu desideri acquisire queste competenze e costruire un percorso professionale riconosciuto nel settore della salute e del benessere, il momento giusto per iniziare è adesso.

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